martedì, maggio 12

Testimone di Giustizia non pentito

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Pino Masciari, imprenditore calabrese divenuto testimone di giustizia per aver denunciato ‘ndrangheta e collusioni, intraprende lo sciopero della fame e della sete annunciato lo scorso 26 marzo e rinviato per rispetto delle vittime in Abruzzo. Il gesto estremo inizia davanti al Quirinale, simbolo di garanzia dei diritti costituzionali, alle 10 del mattino del 12 maggio 2009.
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Masciari si rivolge anzitutto al Capo dello Stato, ai presidenti di Senato e Camera e al presidente del Consiglio dei ministri: chiede immediato intervento, nella certezza che non sarà abbandonato e lasciato morire. La sua vicenda non è più un fatto burocratico e giuridico: è una questione etica e morale. Da 12 anni, vive in un inferno: ha dato la sua vita allo Stato ma è sempre rimasto senza adeguata protezione, con la ‘ndrangheta in agguato.
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Oggi, esausto, Masciari rimette la propria vita nelle mani dello stesso Stato, che deve decidere: renderla o toglierla definitivamente. Nel caso in cui lo Stato gliela neghi, Masciari intende restituire almeno la libertà della sua famiglia dal giogo mafioso, pagando con la propria vita l’atto della denuncia.
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