giovedì, ottobre 16

Roberto Saviano

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maninretepost 046
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Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia , incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l’odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri – oggi qui, domani lontano duecento chilometri – spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Le nostre azioni migliori non sprecano parole. Vorrei esplicitare qui la deliberata scelta di non avere detto apparentemente nulla di mio nella costruzione di questo post. E' davvero così? Io credo di no e credo anzi che possa apparire chiaramente il "senso" di questo mio particolare post tal quale, inserito com'è nel contesto di Mani in rete e nei link che rinviano alle fonti, che ringrazio. Se così non fosse, censuratemi pure.